Post by tommygrazie per le dritte...
per fortuna non ho alcun incarico diretto..... almeno da questo punto
di vista sono tranquillo!
Però il mio problema rimane.... quindi sapresti indicarmi qualche
testo? o qualche link a riguardo?
Lascia stare senz'altro i link, internet è zeppo di notizie non
controllabili e spesso errate quando non false, spesso partorite da
picchiatelli, invece basati esclusivamente sui libri specialistici anche se
divulgativi (non riviste divulgative generiche che hanno il difetto di tutti
i giornali ... scrivono fesserie).
La lista dei libri è piuttosto lunga e in continuo aumento, quindi ti
conviene rivolgerti alle biblioteche universitarie, tanto per nominare due
testi abbastanza abbordabili (sempre che siano ancora in commercio):
"Spiagge e porti turistici" di Berriolo e Sirito. Ed. Hoepli - "Opere
esterne di difesa dei porti" dei Proff. Benassai, Esu, Noli, Paolella, Tosi.
Ed. ESA Editrice Roma (questi ultimi autori molto noti nel mondo e che ho
conosciuti personalmente durante il mio iter professionale nel campo).
Post by tommyTi spiego meglio di cosa ho bisogno: si tratta di individuare una
disposizione tale che l'ingombro planimetrico sia minimo e che rimanga
garantita la dissipazione dell'onda incidente....
ciao!
Non ci siamo. Le scogliere sono opere caratterizzate da una bassa durabilità
e debbono essere periodicamente sottoposte a manutenzione (in gergo
"ricarica") per il ripristino della sezione (negli strati esterni che
costituiscono la mantellata attiva a causa del lavorio delle mareggiate) e
talvolta nelle configurazioni sommerse per cause varie (assestamenti,
penetrazioni nel substrato ecc.).
La mantellata attiva cui si rivolge la principale attività di calcolo è
costituita da vari elementi: pendenza della scarpata, spessore dello strato
(normalmente almeno di due elementi o scogli o massi), larghetta della berma
superiore (almeno il doppio dello spessore dello strato), peso singolo di
ciascuno scoglio o masso, peso specifico del materiale dello s. o m.,
altezza dell'onda incidente regnante (+ frequente) o dominante (massima), da
coefficienti sperimentali che dipendono dalla tipologia di s. o m. e che
tengono conto della loro posizione planimetrica (tronco o testata??? ovvero
maggiore o minore interazione tra gli elementi per la loro stabilità) e
della porosità minima caratteristica determinata sperimentalmente, ecc. ecc.
ecc.
La dimensione (o peso) del masso quindi dipende da tutti questi elementi ...
in sintesi dalla forma della scogliera. In pratica tutto è stato già
sperimentalmente determinato (la coesistenza fra massi di dimensioni
comprese in un determinato range è tuttora valida per gli scogli naturali
mentre per quelli artificiali si sono notati migliori effetti quando sono
tutti eguali ovvero con porosità caratteristica.
Nella costruzione pratica ci si prova a ottenere la porosità minima (o
caratteristica) però non si ha più a che fare con modellini ma con elementi
di diversi mc di volume e di parecchie tonnellate di peso, in più la
visibilità è limitatissima (prova a immergerti durante la posa in opera,
nelle migliori condizioni non vedrai oltre 5-10 m e tutto appare
"schiacciato" e ingrandito).
I metodi di posa esposti dall'amico g. a proposito di Sines non sono
veramente applicabili pena proprio la cattiva sistemazione che ne deriva e
l'impossibilità di ripresa e risistemazione (le rare volte che mi è stato
indispensabile mi hanno fatto concludere che è meglio non farsi pagare un
masso che riprenderlo).
I massi artificiali in cls sono ovviamente di svariate tipologie (e costo di
roialty) a partire dai classici parallelepipedi (che stanno tornando di moda
per ragioni varie di costo e tecniche).
E' bene che tu sappia che, contrariamente a quello che ha sentito dire il
nostro amico su Sines, nella costruzione del porto non sono stati mai usati
tetrapodi. Inizialmente furono usati dei dolos da 42 ton. che a seguito
della mareggiata del febbraio 1978 si rivelarono troppo "delicati" di
costituzione (anche quando dotati di armatura) rompendosi per velocità di
posa di circa 0,50 m/s. Si suppone che l'alto numero di dolos danneggiati
sia stata la causa principale della rovina del molo. Nella ricostruzione
vennero impiegati antifer da 90 ton. (è un parallelepipedo modificato, ne
potrai trovare facilmente le illustrazioni).
Su Sines potrai trovare una completa relazione del Prof. Paolella proprio
"Opere esterne ecc." sopra menzionato.
Il mio ultimo consiglio è che dopo aver leggiucchiato (o magari letto bene)
un pò della vasta letteratura ufficiale sull'argomento, tu vada a chiedere
ospitalità a qualche grossa impresa con cantieri operativi per vedere le
cose dal vero ... forse ti sporcherai un pò ... forse ti bagnerai anche ...
però vuoi mettere ??? anche ai proff. non farebbe male .... ma forse odiano
sole, vento e acqua.
Tutto quanto sopra in modo necessariamente sommario.
Ciao
Claudio (terra-mar)
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